Pillole di coaching

5 minuti per cambiare

Pensi di essere in grado di cambiare? Strano sentirsi porre questa domanda.

Ma è altrettanto strano che, nonostante il cambiamento sia: una costante del mondo, del nostro DNA, dell’evolversi delle stagioni, quando riguarda noi diventa un’impresa ai limiti dell’impossibile.

E non sto parlando di modificare il taglio di capelli o la marca del caffè (che già rappresentano due grandi sfide) ma di un cambiamento molto più incisivo e cioè quello che riguarda i nostri modi di pensare, i nostri modi di agire e di conseguenza le nostre abitudini. E’ così facile stilare una lista di buoni propositi – e fra quindici giorni, allo scoccare della mezzanotte, sicuramente lo rifaremo- ma non lo è altrettanto, mantenere fede a tutto ciò che ci siamo ripromessi.

Vi siete mai chiesti perchè accade? Perchè nonostante siamo carichi di buone intenzioni, al primo ostacolo, gettiamo la spugna?

Perchè il cambiamento di tipo progettuale (cioè voluto) richiede un grande impegno e soprattutto il superamento della paura. Paura che ci assale, nel momento in cui decidiamo di lasciare qualcosa di certo per ciò che non conosciamo. Cambiare comporta sempre una perdita: di una certezza, di un’abitudine, di un modo di agire, di un equilibrio creato negli anni che, magari non ci piace più, non ci fa star bene, ma è comodo e soprattutto lo conosciamo come le nostre tasche.

L’ignoto, l’incertezza, ciò che non conosciamo ci spaventa, e decidere di buttarsi a capofitto in una nuova situazione richiede coraggio che spesso non abbiamo. Così ci costruiamo degli alibi che ci permettano di rimanere dove siamo, ancorati alle nostre certezze, e se non sufficienti, tendiamo ad attribuire la colpa della nostra immobilità, agli altri, che con i loro comportamenti non ci permettono di cambiare.

Quante volte, pur di non ammettere la nostra debolezza, lo abbiamo fatto? Io parecchie.

Salvo poi capire che il vero ostacolo al cambiamento siamo noi. Con le nostre convinzioni, le nostre credenze, la tendenza a procrastinare, il timore e la paura.

Ci risulta molto più semplice adattarci ad un evento esterno, ad un trauma, ad un cambiamento di stato imposto, una separazione, il licenziamento, piuttosto che assumerci la responsabilità di decidere di mettere fine ad una relazione insoddisfacente o ad un lavoro privo di gratificazione.

Quando il cambiamento è imposto dall’esterno, si parla di cambiamento adattivo.  C’è in gioco la nostra sopravvivenza e per tale motivo riusciamo a metterci in discussione, a modificare la nostra visione del mondo e a mutare, quasi inconsapevolmente, le nostre abitudini.

Basti pensare al primo lockdown. Siamo cambiati, abbiamo perso le nostre certezze, i nostri riferimenti, cambiato le nostre abitudini, ma nel piatto della bilancia c’era la nostra stessa vita e quindi ci siamo adattati, nostro malgrado.

Si parla invece di cambiamento progettuale quando è richiesta un’alta intenzionalità, una grande consapevolezza, impegno, forza di volontà e soprattutto un piano d’azione.

Come afferma Armando Elle,” vedo la distanza che c’è fra il me stesso che sono e il me stesso che vorrei diventare, e mi sembra enorme e incolmabile”, perchè “nonostante la mia voglia di cambiare, so di essere stato sempre debole per andare fino in fondo ai tanti propositi”.

Vi ricorda qualcosa questa affermazione?

A me, sì. Quando inizio una nuova dieta, quando decido di trascorrere meno tempo sui social, quando penso di meditare tutte le mattine all’alba, e via, via l’elenco continua.

Voler cambiare non è sufficiente a farlo accadere, e ogni volta che non riusciamo ad essere fedeli ai nostri propositi “si crea una piccola frattura psicologica fra quello che siamo e quello che vorremmo essere, e questo ci fa soffrire”. E non solo perchè non raggiungiamo l’obiettivo prefissato ma dall’opinione negativa che ci formiamo su noi stessi.

Perchè alla fine ciò che c’è in gioco, veramente, è la nostra autostima, l’opinione che abbiamo di noi stessi. Non riuscire a mantener fede ai nostri obiettivi ci fa sentire dei falliti, incapaci di conseguire un risultato al quale teniamo molto.

Per questo motivo il mio consiglio è di porci obiettivi e traguardi facilmente raggiungibili. Che ci diano la possibilità di affrontare il timore di non riuscire, di incrementare la nostra autostima che si nutre di risultati, e di aumentare la nostra forza di volontà.

Impariamo ad agire di astuzia che, ci aiuta in ogni occasione della vita e soprattutto, quando dobbiamo contrastare qualcosa che richiede una grande forza, come la nostra mente. Porci un traguardo troppo grande per le nostre capacità attuali, potrebbe diventare un’arma a doppio taglio, se non riuscissimo a raggiungerlo. Se invece adottiamo la tecnica che consiglia anche Luca Mazzucchelli di minimizzare il cambiamento utilizzando la teoria dei 5 minuti, alleniamo la nostra forza di volontà in maniera quasi inconsapevole.

Perchè 5 minuti? Perchè è facile ritagliarsi un tempo così limitato, è difficile trovare scuse per non farlo. Il primo passo è sempre quello più difficoltoso, quello che richiede più disciplina ma se ci diciamo che “sprecheremo” solo cinque minuti del nostro tempo, riusciremo a fare qualsiasi cosa.

Qualche esempio?

Vogliamo cominciare a correre. Pensare di farlo tutti i giorni per un’ora quando l’attività fisica più impegnativa che abbiamo fatto, fino ad oggi,  è quella di salire e scendere dall’auto, capite bene, che non ci porterà a molto. Può essere che riusciremo a farlo per diversi giorni, ma poi, alla prima pioggia, o quando saremo troppo stanchi, sarà probabile preferire il divano all’attività fisica. Questo perchè non abbiamo imparato a far crescere la nostra autodisciplina.

Se invece ci prepariamo ad uscire, per correre solo 5 minuti, sarà molto più facile mantenere l’impegno, anche quando la giornata è stata pesante o il meteo è inclemente. E riuscendo ad eseguire il nostro compito, sarà probabile che ci sentiremo talmente soddisfatti da aggiungerci altri minuti, o da ripetere l’esperienza il prima possibile.

La stessa strategia può essere utilizzata anche in altri ambiti. Vogliamo diventare più ordinati, ma ogni volta che apriamo il nostro armadio ci facciamo prendere dallo sconforto e rimandiamo a data da destinarsi?

Prendiamo un timer da cucina, impostiamo 5 minuti e cominciamo a sistemare. Trascorso il tempo, sicuramente non avremo suddiviso tutti i capi per colore, ma almeno un cassetto sarà stato riordinato. E la sua visione potrebbe indurci a continuare oppure a rimandare l’appuntamento all’indomani, per altri 5 minuti.

Tutto questo ha due risultati: uno quello di aggirare la sofferenza di fare qualcosa di troppo impegnativo, l’altro di allenare la nostra forza di volontà che ogni giorno diventerà sempre più forte.

Il cambiamento è il risultato di piccole azioni quotidiane, che producono piccoli risultati che continuati nel tempo ci portano a raggiungere l’obiettivo.

Per cui non ci resta che cominciare, perchè come afferma Anthony Robbins “Se fai cose che hai sempre fatto, otterrai ciò che hai sempre ottenuto”.

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