Pillole di coaching

Oltre alla motivazione ci vuol di più

Se vogliamo cambiare il nostro stile di vita dobbiamo affidarci alle nostre abitudini, la motivazione non è sufficiente.

Io che l’ho sempre decantata, a volte sopravvalutata, ho dovuto accettare la triste realtà: la motivazione è un po’ come l’innamoramento, inizialmente pieno di ardore, una fiamma vivace, poi con il trascorrere dei giorni, dei mesi, comincia a scemare e hai voglia a continuare a cercare di ravvivarne la fiamma, diventa un lavoro laborioso e a volte poco efficace e, quindi?

Molliamo tutto e ricominciamo da capo, con nuovi obiettivi, nuove motivazioni, nuove sfide?

Potrebbe funzionare, ma andrebbe a finire che ogni tot mesi ci tocca rivoluzionare tutto con conseguenze inimmaginabili, per il portafoglio e per la nostra autostima.

Sminuito il potere della leva motivazionale, cosa ci resta?

Come possiamo continuare a persistere nei confronti del nostro obiettivo resistendo alle eventuali distrazioni? Cosa ci spinge a continuare a insistere, a fare delle rinunce, a impegnarci, quando la nostra motivazione è ridotta al minimo?

Facendo affidamento a qualcosa di apparentemente meno poetico, ma più pratico: le abitudini.

Me ne sono resa conto l’altra mattina.

Il mio programma di allenamento prevedeva un’uscita di corsa e fuori c’era un vento forte e fastidioso. Così ci ho pensato un attimo, lo ammetto, ho valutato tutti i casi e le tragedie possibili, ho cercato scuse che m’impedissero di uscire ad allenarmi, ho contato i giorni che mi separano dal primo impegno agonistico e sono ancora tanti, ho addirittura verificato di non aver ricevuto qualche mail a cui dare risposta urgente, eppure mentre pensavo a queste cose avevo già indossato i pantaloni da running, allacciato le scarpette da corsa, e stavo chiudendo la porta di casa.

Rientrata dal mio allenamento, stanca, provata dal vento, ho riflettuto su quanto accaduto.

Che cosa mi ha spinta ad uscire ad allenarmi anche se non ne avevo voglia?

Sono arrivata a questa conclusione: praticare sport è diventata un’abitudine, una routine quotidiana alla quale difficilmente riesco a rinunciare. Ho iniziato perché avevo bisogno di muovermi, di stare al aria aperta, di dedicare tempo a me stessa e continuando a ripetere questa azione l’ho trasformata in una consuetudine.

L’abitudine è quella azione che facciamo senza pensarci.

Sono comportamenti acquisiti nel corso degli anni, ripetuti enne volte, che governano la nostra vita, e che permettono al nostro cervello di ottimizzare tempo ed energie.

Infatti dati scientifici affermano che le abitudini si formano perché il nostro cervello è sempre alla ricerca di nuovi modi per risparmiare energia. Se venisse lasciato ai propri meccanismi, questo delicato organo, cercherebbe di trasformare ogni routine in abitudine riducendo così gli sforzi della mente.

Creare una nuova abitudine non è facile perché dobbiamo imparare ad aggirare i nostri schemi mentali o quanto meno è facile iniziare ma difficile continuare, per questo motivo dobbiamo attuare una strategia in grado di fornirci strumenti efficaci.

Per farlo dobbiamo innanzitutto capire come funziona il processo dell’abitudine:

  • Necessita di uno stimolo, o innesco, cioè qualcosa che attivi il comportamento;
  • Avviene la routine cioè l’azione vera e propria;
  • C’è una gratificazione o ricompensa che avviene al momento del completamento dell’azione.

L’abitudine si forma quando ripetiamo lo stesso comportamento più e più volte, fino a farlo diventare automatico. Va da sé quindi che bisogna concentrarsi su questa seconda fase.

Si può modificare un’abitudine esistente o adottarne una nuova? Certo si può! Non è semplice, ci vuole impegno, tanta pazienza e molta forza di volontà, ma cambiare si può.

 

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