Pillole di coaching

ALLA RICERCA DEL MIO PERCHE’

Una domanda che mi sono posta spesso è: “cosa sono al mondo a fare?” oppure “qual’è il senso della mia vita?”

Non so se è capitato anche a voi ma da ragazzina queste domande mi risuonavano continuamente. Mi chiedevo quale fosse la mia strada, che direzione avrei dovuto prendere.

Speravo che la lettura dell’oroscopo potesse in qualche maniera aiutarmi ma nonostante riconoscessi qualche aspetto del mio carattere interpretabile con il segno zodiacale, non trovavo nulla che m’indicasse quale cammino o meglio ancora, viaggio, avessi dovuto intraprendere.

Avevo solo una cosa ben chiara ed era quella che in nessuna maniera avrei voluto chiudermi in un ufficio, a svolgere mansioni ripetitive che non lasciassero spazio al mio desiderio di novità e libertà. Fortunatamente i miei genitori appoggiarono la mia volontà di coltivare ciò che sapevo fare meglio e cioè disegnare, scrivere, decorare. Avevo uno spiccato senso creativo e una reticenza quasi maniacale nei confronti del posto fisso per tutta la vita.

Così scelsi la Scuola d’Arte per poter canalizzare lo spirito artistico e poi la facoltà di Architettura per poter svolgere la libera professione.

Durante gli studi superiori prima e universitari dopo, cominciai a lavorare. Volevo fare esperienza e acquisire più conoscenza possibile. Ogni qual volta pensavo di aver imparato tutto ciò che c’era da apprendere, in uno studio professionale o in un negozio, lasciavo il lavoro e ne cercavo un altro. Non ero alla ricerca di un compenso più elevato ma desideravo sfruttare il più possibile il tempo che trascorrevo lavorando.

Anni fa era molto semplice trovare un’occupazione nell’ambito progettuale. C’era moltissima richiesta e poca concorrenza e questo facilitò la mia crescita professionale.

Quando nel 2000 assieme a mio marito ritirai un negozio di arredo pensavo di aver raggiunto, dopo anni di girovagare, la destinazione per la quale avevo tanto viaggiato.

Avevo il mio negozio, ero una libera professionista e potevo rendere conto solo a me stessa. Per sette anni ho toccato con mano la soddisfazione di aver raggiunto l’obiettivo che avevo preparato per lungo tempo. Avevo parecchi clienti, una vita flessibile, dinamica e costantemente diversa.

Ogni lavoro, ogni progetto, ogni cliente era qualcosa di nuovo. Una richiesta diversa, una sfida nuova e ciò mi coinvolgeva tantissimo. Nulla era mai scontato se non l’involucro del negozio perchè al suo interno cambiavo spesso immagine.

Poi la mia vita è cambiata.

Il mio castello di certezze, riferimenti, esigenze e soddisfazioni personali è crollato. Nulla era più compatibile e utilizzabile con la nuova realtà in cui, a seguito della disabilità improvvisa accorsa a mio marito, eravamo stati catapultati.

A 40 anni ci siamo trovati a dover ricominciare tutto daccapo con delle difficoltà inimmaginabili quando, da ragazzina, stavo progettando la mia vita.

Ho imparato che la vita può cambiare, in un attimo, e tutto ciò che hai faticosamente costruito puoi perderlo in un istante.

Un pò come capita a chi si trova immerso in alluvione, un terremoto, qualcosa di assolutamente imprevedibile. A noi non era successo così ma l’effetto devastante è stato lo stesso.

Così oltre a ricucire la mia esistenza ho dovuto nuovamente cercare di rispondere alle domande che per tanti anni mi ero posta: qual’è il senso della mia vita? Quale il mio scopo?

Io l’ho trovato e ve ne parlerò la prossima volta.

E voi, avete già scoperto qual’è la vostra direzione?

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