Pensieri di Viaggio
Race Across Limits Sicily: da Donnalucata a Noto
Sarà stata la pancia piena, il vino rosso, o il senso di pace di questa struttura molto spartana, adibita ad agriturismo, o tutto assieme che ha favorito il sonno profondo. Infatti, appena rientrata da cena, mi sono sdraiata sul letto e sono stata immediatamente accolta dalle braccia di Morfeo. Peccato che dopo neanche un’ora ho dovuto lasciarlo per alzarmi a mettere a letto Davide, che nel frattempo era rientrato dal ristorante. Ma sono bastati pochi minuti per riprendere ciò che avevo interrotto, un sonno rigenerante.
Stamattina, appena aperti gli occhi mi sono accorta della totale assenza di luce, che è una cosa che m’infastidisce. Mi piace risvegliarmi con la luce del sole mentre l’oscurità completa mi da l’impressione che manchi l’aria. Così balzata fuori dal letto, facendo lo slalom fra i cavetti utilizzati per le ricariche del telefono, sono andata ad aprire la porta che dava sul cortile. C’era il sole, l’aria era tiepida e qualcuno stava già trafficando in cucina.
Le pareti sottili non nascondevano alcunchè e quindi era impensabile riuscire a non svegliare gli altri. Feci tutto come al mio solito e una volta pronta mi dedicai a Davide, approfittando del suo tempo in bagno per caricare, per l’ennesima volta, i bagagli in auto. Anche i ragazzi erano già quasi pronti, quando si trattava di andare a mangiare non solo erano puntualissimi ma a volte anche in anticipo.
Li trovammo infatti, già tutti a tavola, quando entrammo in sala colazione.
Il titolare ci accolse con un grande sorriso e con degli ottimi ed enormi croissant straripanti di crema al cioccolato o marmellata. Optai per la marmellata, la cioccolata per me, in bici era indigesta, quanto meno alla partenza. Avrei voluto mettermi in tasca il rimanente ma l’immagine di crema spalmata sulla schiena, mista a sudore, mi ha trattenuta dal farlo.
Dopo aver sistemato anche le questioni burocratiche eravamo finalmente pronti per partire. Un primo tratto sterrato, in mezzo ai campi, per poi dirigerci sul provinciale che ci avrebbe portato nella punta più estrema della Sicilia, quella più vicina all’Africa per intendersi.
Il percorso inizialmente lontano dal mare si sviluppò quasi per intero in strade secondarie che ci permisero di tirare un pò il fiato. Pochi automezzi e molta tranquillità nel pedalare. Faceva già caldo e il sole era molto alto e finalmente ci ritrovammo anche sul mare. In realtà lo si vedeva poco perchè enormi dune di sabbia che arrivavano sino al bordo strada, ne celavano la vista. Ed era stranissimo pedalare così e la sabbia svolazzante nell’aria rendeva tutto più sfocato.
Ogni tanto queste dune s’interrompevano per lasciare il passaggio verso il mare e appena riuscì m’infilai per poter ammirare questa distesa enorme di azzurro. C’era giusto qualche pescatore e poi il nulla. Avrei voluto mollare lì la bici e tuffarmi in quel mare meraviglioso ma il pensiero di riempirmi di sabbia e poi continuare a pedalare non m i allettava più di tanto così riuscì a resistere all’impulso e continuai a pedalare.
Davide V. davanti conduceva e io ogni tanto gli urlavo qualcosa in merito alla strada da prendere ma se la direzione non cambiava, preferivo non sprecare il fiato e lasciarmi andare ai pensieri.
Ogni tanto Davide ci superava con l’auto per sincerarsi che non ci fossero problemi e poi continuava sulla direzione prestabilita.

La strada si allontanò nuovamente dal mare e continuò verso l’interno, nelle strade rurali con l’asfalto che testimoniava il passaggio dei trattori, pieno di buche e ammassi di terra. ma ancora una volta privo di traffico.
Sembrava di essere fuori dal mondo, non c’era in giro nessuno.
Cominciammo un pò a salire nei dintorni di Pachino dove ovunque c’erano enormi serre per la coltivazione del pomodoro. Ogni tanto qualcuno intento a fare qualche lavoro di manutenzione alle coperture ma per il resto non si vedeva nulla.
Ricominciammo a trovare un pò di traffico e di vita a Portopalo di Capo Passero dove c’infilammo nel centro per poter ammirare la piccola isola davanti. C’era una piazza proprio sul mare e lì ci fermammo per fare qualche foto mentre Davide V. attaccò bottone con alcuni operai stradali che stavano lavorando ad uno scavo. Vizio dei pensionati.
Io tagliai breve, mi complimentai per il bel luogo, per il caldo estivo e poi chiesi se potevamo fare un pezzo contromano per evitare di ritornare in centro, ovviamente mi risposero che lo facevano tutti per cui ero libera di percorrere la strada in senso contrario. Ripartì senza aspettare che Davide finisse di parlare, tanto, mi avrebbe comunque raggiunta sulla salita.
Ancora una volta ebbi l’impressione di trovarmi in un altro paese, in un altro mondo. La scogliera scura, i colori accesi, quel contrasto che solo la luce così calda dell’autunno può creare e ovunque piante di fichi d’india, con questi frutti enormi, polposi e dal colore purpureo. Non sono mai stata a Pantelleria ma presumo sia proprio così.
Un luogo da lasciare senza parole, quanto meno me…
Raggiungemmo i ragazzi a Marzamemi e qui un’altra bellissima scoperta. Questo borgo con le insegne e i tavolini decorati e colorati e un mare meraviglioso. Ci fermammo qui. Davide era vicino ad una gelateria rinomata, quanto meno l’insegna indicava così, e non persi l’occasione di assaggiarne le specialità.
Presi una granita enorme da far assaggiare anche a Davide che in auto si stava godendo il sole. Mi misi a fianco a lui mentre un irrequieto Pier metteva fretta affinchè ce ne andassimo. Voleva andare al mare e Davide V.era ancora all’interno della gelateria e stava parlando con chiunque avesse sotto tiro. Si era accomodata all’interno, ad un tavolino e chiaccherava con tutti mentre noi fuori ci godevamo il sole.
Appena terminato la granita entrai e gli dissi che noi ce ne stavamo andando e se non si fosse sbrigato, lo avremmo lasciato lì.
La destinazione era Noto Marina e lì sicuramente saremmo riusciti a starcene al mare. Non mancavano molti km all’arrivo ma oggi era il penultimo giorno ed eravamo tutti emozionati e anche un pò nervosi a dire il vero.
Riprendemmo la strada e arrivammo in un’altra località di mare e come tale deserta. C’era giusto qualche anziano che passeggiava e null’altro.
Io e Davide svolgemmo subito il check in per poi uscire e andare in spiaggia. Qui trovammo una struttura accessibile, con tanto di rampa e job per fare il bagno. La cucina era ancora aperta e così assetati, più che affamati, ordinammo un fritto misto e qualche boccale di birra.
Poco dopo ci raggiunse Pier e mentre Davide si mise al sole, sul porticato, noi rilassati dalla birra andammo a sdraiarci bordo mare. L’aria non era caldissima ma senza nuvole si riusciva a stare, peccato che non durò molto, e sopraggiunsero anche le nuvole.
Un pò a malincuore ritornammo in albergo e mentre Davide andava a riposarsi io e Pier decidemmo di andare a visitare Noto, un’altra città che non avevo mai visto e la cui notorietà dal punto di vista del barocco, la rendeva unica.
