Diario di una vita
L’arte di complicarsi la vita
Sono parecchi mesi che non scrivo, quanto meno sul blog. Sto ultimando il mio secondo libro e le energie, per così dire, creative le riverso su quel manoscritto.
Tante cose sono cambiate dall’ultima volta ma c’è sempre una costante della mia vita che è quella di aiutare chi ha bisogno, arrivando spesso a complicarmi la vita.
Chissà se capita anche a voi.
Ma iniziamo dal principio. Oramai la gran parte di voi sa che sono la caregiver di mio marito. Un ruolo che prima mi andava molto stretto e di cui provavo vergogna, come se aiutare gli altri fosse una brutta cosa. In realtà ho capito che aiutare gli altri, è una cosa che ho sempre fatto. Aiutare chi ha bisogno di aiuto.
Da ragazzina mi ricordo che non c’era disabile o persona in carrozzina alla quale non chiedessi se aveva bisogno di essere spinto o accompagnato da qualche parte, sui mezzi pubblici mi alzavo per lasciare il posto se c’era una persona più matura di me, e chiedevo agli anziani se avessero avuto bisogno con il sollevare la spesa, e infine mi piaceva aiutare i bambini a fare i compiti. Ho sempre avuto questa vena un pò altruistica.
Lavorando come architetto, il mio compito era quello di aiutare le coppie, ma anche i single, ad arredare la loro casa. Mi gratificava molto trasformare i loro sogni in qualcosa di concreto e vivibile. Dismesso il negozio è stata poi la volta del customer service, occuparmi di tutte quelle rogne, che generalmente vengono tralasciate, relative alla soddisfazione del cliente. In azienda mi occupavo di chiudere il cerchio di ciò che non funzionava aiutando il cliente a risolvere il suo problema e l’azienda a vedere soddisfatto il pagamento.
Dopo tutte queste esperienze nel campo dell’aiuto, è stata la volta di diventare coach e come tale, aiutare le persone a trasformare i loro sogni in obiettivi, a diventare consapevoli delle loro capacità per poterle utilizzare e vivere al meglio. Una professione che è similare all’architetto d’interni: prima trasformavo sogni in case e adesso sogni in obiettivi di vita.
Assumere il ruolo di caregiver è stata una conseguenza naturale ad una predisposizione o ancor meglio potenzialità che se utilizzata, mi aiuta a stare meglio. Con Race Across Limits aiuto a raccogliere fondi per i neonati e bimbi disabili ed è forse il completamento di tutte le esperienze vissute nella mia vita.
Aiutare è rinunciare a qualcosa di tuo, il più delle volte il tempo, per guadagnare qualcosa che è inquantificabile come la gratificazione, la soddisfazione personale. Può però capitare che, a furia di aiutare, ad un certo punto tu ti accorga che hai svuotato i tuoi bacini di energia, fisica ed emotiva. Ed è questo che ultimamente mi sta accadendo.
Essere sempre disponibile a supportare, anche solo per una chiaccherata, senza aver il tempo di ricaricarsi è deleterio per noi e per chi aiutiamo. Il problema è che quando cominci a farlo
