Pillole di coaching

Prepararsi a vincere

Quando a giugno del 2012 ho assistito all’Ironman di Nizza e ho deciso che volevo tagliare quel traguardo, ho capito che per riuscire a farlo avrei dovuto, necessariamente, lavorare sulle mie convinzioni limitanti che in quella fase della mia vita mi stavano costringendo in una situazione di totale resa.

Nel 2007, dopo l’incidente di mio marito che lo ha reso tetraplegico ero convinta che la mia vita fosse irrimediabilmente finita, che ogni cosa fosse perduta e che sarebbe stato inutile combattere una battaglia che consideravo già persa in partenza. L’unica mia ancora di salvezza era quella di rassegnarmi ad un destino già tracciato.

Le mie convinzioni frutto, delle mie ed altrui esperienze, i pensieri negativi che mi assillavano continuamente diventarono così i protagonisti di storie che mi raccontavo per confermare la veridicità delle credenze. Non solo mi costruivo il racconto ma cercavo anche le prove per dimostrare che le mie convinzioni, limitanti, erano esatte.

Senza rendermi conto che così facendo, mi stavo autosabotando. La qualità delle convinzioni ha infatti un impatto considerevole sulla qualità della nostra vita, e preclude o favorisce il raggiungimento di qualsiasi obiettivo. Senza tralasciare che un atteggiamento di questo tipo va a minare pesantemente la nostra identità.

Perchè come afferma Roberts Dilts “l’identità è una convinzione che riguarda noi stessi e da questa convinzione dipende quello che realizzerai nel corso della vita. Le capacità devono essere sostenute dalle convinzioni, poichè se non sei convinto delle tue capacità, non riuscirai a raggiungere alcun obiettivo”.

Il continuare a ripetermi: non ce la farò mai, non ho la forza per sopportare tutto questo, non ne ho le capacità, e tante altre frasi che non vi sto ad elencare, stavano diventando la profezia che si auto avvera.

Avevo talmente alimentato queste credenze da renderle limitanti e in grado di plasmare ogni mio pensiero, ogni mio atteggiamento, ogni azione, sotterrando la mia autostima e trasformando la felicità in un miraggio.

E avevo fatto tutto da sola. Non c’era scritto da nessuna parte che avere a fianco una persona disabile ti dovesse spegnere qualsiasi entusiasmo o precludere il raggiungimento degli obiettivi. Mi ero costruita una storia, infelice, dai toni cupi e dove l’unico stato d’animo concesso era la sofferenza.

Quando ne sono diventata consapevole, ed è stato possibile grazie ad un percorso, serio, di coaching, sono riuscita a sostituire le credenze limitanti con convinzioni potenzianti.

Ho potuto stabilire il mio obiettivo sfidante: Ironman, creare un piano d’azione efficace per poterlo raggiungere, allenarmi dal punto di vista fisico e mentale, convinta di averne tutte le capacità per poter affrontare la sfida e tagliare quel traguardo.

L’obiettivo che mi ero prefissata lo consideravo alla mia portata. Sfidante, ma accessibile, etico perchè non in contrasto con i miei valori o i miei affetti, misurabile perchè la distanza lo era: 3800 mt di nuoto, 180km di bici e 42km di corsa da portare a termine in un tempo limite.

E’ stato un processo lungo, non lo nego, che ha richiesto impegno, dedizione e soprattutto una rotta da seguire, perché senza avere ben chiaro quest’ultima, nessuna azione può essere realmente efficace.

Perché: “ciò che conta non è la volontà di vincere: quella ce l’hanno tutti. Ciò che conta è la volontà di prepararsi a vincere.”

(Cit. Paul “Bear” Bryant)

Agendo sulle convinzioni mi sono preparata a vincere. Ho modificato la mia identità abbandonando la veste della persona delusa dalla vita, triste e impotente nei confronti delle vicissitudini per indossare quella di persona forte, capace e sicura di me stessa.

Sono riuscita così a tagliare quel primo traguardo: l’Ironman, ripetere l’esperienza altre due volte e concludere positivamente ben dodici mezzi e un paio di qualifiche per i mondiali, ma il traguardo più importante è stato quello d’imparare ad affrontare le sfide quotidiane che, la convivenza con una persona disabile,necessariamente comporta.

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