Pillole di coaching

E se fosse solo una questione di marketing?

Stamattina mi sono alzata dal letto, presto come al solito e guardandomi allo specchio, mi sono accorta di avere qualche segno in più sul viso, attorno agli occhi, reso più evidente dalle poche ore di sonno, di stanotte, dovute al freddo patito ieri, ma molto più probabilmente, alle emozioni che ho vissuto.

Mentre mi preparavo un’abbondante colazione a base di pancake, spremuta d’arancia e un lungo e caldo caffè, ho pensato alla mia età. Alle cinquanta tre primavere, che raggiungerò quest’anno e al fatto che dovrei essere, a tutti gli effetti, in quella che si definisce la mezza età.

Festeggerò, questo traguardo, assieme a parecchie donne splendide e famose del calibro di: Jennifer Aniston, Lucy Liu, Jennifer Lopez, e tante donne comuni che, come me, diventeranno l’oggetto di particolari attenzioni di case farmaceutiche, cosmesi e relativo marketing.

Sì perché c’è un mondo che ruota attorno a noi, fatto di integratori, creme anti-age, polveri magiche, tamponi, la cui pubblicità ci prospetta, se non ne facciamo uso, un minaccioso decadimento fisico e mentale.

Nei supermercati, al posto di frutta e verdura, acqua, carne e pesce, è strettamente consigliato acquistare: il multivitamico +50 anni, il collagene per la pelle, l’artiglio del diavolo per i dolori, la bromelina per sgonfiarci, la glucosamina e condroitina per le ossa e le articolazioni, i fitoestrogeni per la menopausa, gli integratori per gli sbalzi d’umore e le scalmane, gli ansiolitici per dormire e gli energizzanti per riprenderci al mattino.

La nostra giornata dovrebbe essere cadenzata da un timer (si perché anche la memoria lascia a desiderare, così ci dicono) che ci ricorda d’ingerire svariate compresse, bustine e capsule dai colori più accesi. Più che uscire di casa con la nostra borsa, sarebbe utile portarsi dietro il kit del pronto soccorso, sia mai che abbiamo qualche necessità impellente e nulla d’assumere per tamponarla.

Se, malauguratamente, decidiamo di accendere la tv, scopriamo che a quest’età siamo destinate ad essere vittima: della depressione, d’incontinenza urinaria, secchezza vaginale e meteorismo intestinale.

Una catastrofe!

Poi ci dicono che siamo soggette a sbalzi d’umore, vorrei vedere voi. Come reagireste se vi dicessero che la vostra vita sarà caratterizzata da tutta una serie di problemi, disturbi fisici e maleodoranti?

Altro che depressione, roba da psicanalisi.

Siamo seri. Chi si è inventato tutto ciò e perché?

Chi è l’autore di questi stereotipi falsi e ingannevoli?

Vi assicuro che quando arrivi a cinquant’anni ti si apre un mondo, e non di disgrazie come vorrebbero farci credere. E’ vero, si fa il giro di boa, ma se penso alla soddisfazione che provo nel farlo durante una gara di triathlon, non posso che esserne entusiasta.

Noi donne, a cinquant’anni, raggiungiamo quella consapevolezza che ci permette di sentirci a posto, senza dover essere obbligatoriamente perfette. Impariamo a far valere le nostre ragioni, a frequentare le persone perchè ci piacciono e non perchè dobbiamo soddisfare la nostra esigenza di appartenenza.

Non viviamo più cercando di adeguarci alle richieste di chi ci circonda, perchè abbiamo imparato a riconoscere e valorizzare il nostro valore. Un valore che non è più soggetto a ciò che pensano o dicono gli altri. Abbiamo imparato a fronteggiare inutili quanto dannosi sensi di colpa, e a evitare discussioni sterili e improduttive.

Abbiamo capito come goderci la vita!

E’ il momento in cui riscopriamo il nostro amor proprio, il rispetto per noi stesse, anche se non abbiamo ancora capito come smacchiare perfettamente una camicia, igienizzare il wc o pulire il forno.

Lo stereotipo della donna di cinquant’anni casalinga, eroina delle pulizie, con un forte mal di testa, un invalidante mal di schiena dovuto all’umidità, piena di problemi, (o come dico io paturnie), sovrappeso e tv dipendente, non esiste più, fatevene una ragione.

E’ più probabile incrociare donne che, come me, sanno calibrare un Garmin, sostituire una camera d’aria o eliminare il segno della catena dai polpacci.

Donne che conducono una vita attiva e dinamica, che utilizzano lo sport anche come prevenzione per garantirsi salute fisica e mentale. Donne che si divertono, che non hanno paura di mettersi alla prova senza dover, necessariamente, utilizzare qualche prodotto anti età.

Amiamo sorridere anche se così facendo mostriamo qualche ruga, (se indossi un casco e gli occhiali sfido chiunque a vederle) perchè siamo sicure di noi stesse, indipendentemente da ciò che vuole farci credere la visione del marketing di queste aziende.

Forse varrebbe la pena studiare e proporre articoli che ci possano interessare, piuttosto che tentare di sminuirci, e che le aziende sportive comincino a capire che il nostro è un segmento in continua crescita, che può diventare fonte d’ispirazione per le nuove generazioni.

A proposito, ieri a 52 anni suonati, ho trascorso la giornata a fare uno shooting fotografico, assieme ad altre donne cicliste, tra cui una mia quasi coetanea, triathleta, attrice, mamma di due bimbi.

Un’azienda di selle da bici che, prima di altre, ha intuito la ricchezza di un nuovo bacino di utenza di cui occuparsi, quello delle donne, di tutte le età e formazione, che pedalano.

Siamo state ospiti di una dimora storica immersa in un bellissimo parco, che ci ha permesso di scorazzare, in sella alle nostre bici, sui sentieri, nelle pozzanghere e nel fango. Abbiamo patito freddo e umidità, ma ci siamo divertite e soprattutto abbiamo capito che, anche se vogliono farci credere il contrario, noi donne abbiamo una marcia in più ed è crescendo che impariamo ad utilizzarla.

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