Pillole di coaching

Tu chiamale se vuoi emozioni

Le emozioni. Ne parliamo continuamente, ci piace citarle, trasformarle in argomenti sui cui ricamare testi per canzoni, rime per le poesie, titoli di opere d’arte ma soprattutto rientrano nel lessico che tutti noi, utilizziamo, per descriverci. E così un giorno c’identifichiamo in una persona felice, un altro in una triste o rabbiosa.

Ma siamo convinti di sapere cosa sono realmente?

Secondo Daniel Goleman, psicologo e padre dell’Intelligenza Emotiva, le emozioni “sono impulsi ad agire che ci aiutano a gestire in tempo reale le emergenze della vita”.

La radice della parola deriva dal verbo latino moveo “muovere” al quale si aggiunge il prefisso e, muovere verso l’esterno. L’emozione è una reazione innata nei confronti di un evento che si manifesta fisicamente e psichicamente, influenzando i pensieri e i comportamenti.

Il primo ad approfondire il discorso relativo al significato e l’utilizzo delle emozioni fu Charles Darwin nella teoria dell’evoluzione. Nel 1872 già affermava che le espressioni facciali hanno la ragione evoluzionistica di aiutare gli altri ad adattarsi all’ambiente.

Dopo di lui fu lo psicologo Paul Ekman  ad approfondire le osservazioni dello stesso Darwin e studiando culture primitive come gli indigeni della Nuova Guinea e culture moderne come quelle occidentali, ha scoperto che le espressioni di rabbia, disgusto, felicità, tristezza, paura e sorpresa sono identiche. Sono modi di reagire scritti nel più profondo codice comune dell’umanità. Le emozioni sono presenti in ogni individuo, aldilà del tempo, dei confini, delle culture. Cambia il modo di esternarle (In Giappone si tende a non farlo) ma non nelle modalità. Chi è felice sorride, chi è sorpreso spalanca gli occhi.

Le emozioni sono costituite da tre componenti: pensieri, attivazioni fisiche e comportamenti. Ogni emozione innesca una modifica del battito cardiaco, della temperatura corporea e nell’attivazione muscolare, i cambiamenti sono anche esteriori e quindi riconoscibili dagli altri. Cambia infatti il tono di voce, il comportamento adottato.

Ognuna delle diverse componenti emozionali influenza le altre e per questo motivo andare ad agire su una di esse, ci permette di modificare l’intera emozione. Cambiare i nostri pensieri influisce sulle espressioni fisiche e sui comportamenti.

Perché sono così importanti le emozioni?

Esse ci spingono a mettere in campo determinati comportamenti, fondamentali, per la nostra sopravvivenza. Pensiamo alla paura che ci induce a scappare. La fuga è una risposta automatica che ci salvaguarda dal pericolo.

Svolgono inoltre la funzione di comunicare agli altri il nostro stato d’animo. Tono di voce, postura, espressione del viso, azioni, rivelano, in maniera efficace, ancor più delle parole, ciò che stiamo provando.

In ultimo c’è l’aspetto comunicativo nei nostri confronti. Provare un’emozione piuttosto che un’altra ci rivela se siamo in una condizione di benessere psicologico oppure se necessitiamo di agire per modificare qualcosa che non ci va più bene.

Generalmente vengono distinte in emozioni negative e positive ma in realtà tutte svolgono un ruolo preciso e importante per la nostra sopravvivenza. Ci spingono ad agire o a preservarci fisicamente e mentalmente quando colpiti da un evento traumatico.

Pensiamo alla funzione della paura che si manifesta quando siamo in pericolo predisponendoci alla fuga oppure alla tristezza che ci offre un rifugio che ci permetta di elaborare una perdita, un lutto.

Chi ha difficoltà ad identificare, riconoscere e a provare emozioni viene chiamato alessitimico.

Avete presente Sheldon Cooper di The Bing Bang Theory?

Nella famosa serie tv, l’ ingegnere mostra i sintomi dell’ analfabetismo emozionale, patologia che gli impedisce di riconoscere le emozioni dei suoi compagni di stanza, della sua fidanzata, al punto da chiedere conferma dell’esattezza delle sue espressioni facciali, quando vuole sperimentare e manifestare un’emozione. La sua estrema mancanza di empatia lo rende incapace di relazionarsi con gli altri creandoli diversi problemi.

Già Darwin aveva evidenziato che lo scopo ultimo delle emozioni, è quello di favorire il nostro adattamento, la nostra sopravvivenza e la convivenza con la società.

Da numerosi studi, citati anche da Daniel Goleman, chi è in grado di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni, cioè dotato d’Intelligenza Emotiva, è in grado di controllare al meglio i propri sentimenti, padroneggiarli senza lasciarsi sopraffare. Questa competenza ci permette di riuscire a reagire in maniera più efficace nei confronti delle difficoltà della vita.

Conoscere come si comportano le emozioni, come si manifestano in noi ci fornisce gli strumenti per monitorarle e per intervenire nel momento stesso in cui esse si dovessero presentare.

L’intelligenza Emotiva è una competenza e come tale può essere acquisita ed allenata. Daniel Goleman autore di parecchi testi e studi la ritiene giustamente una capacità fondamentale, in grado di migliorare la qualità della nostra vita.

Per cui varrebbe la pena, spendere qualche ora, per studiare le nostre emozioni!

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