Pillole di coaching

Intelligenza emotiva: imparare a gestire le emozioni per vivere meglio

Nell’articolo precedente abbiamo parlato di emozioni, di quanto siano in grado di determinare la qualità della nostra vita, nel bene e nel male.

Conoscerle, assumere consapevolezza dei loro effetti, imparare a gestirle e riconoscerle nelle altre persone, sono le basi dell’Intelligenza Emotiva, abilità fondamentale in qualsiasi momento della nostra vita e soprattutto nei momenti di difficoltà.

Come può aiutarci l’Intelligenza Emotiva, in questo periodo?

In momenti come quello che stiamo affrontando, di enorme difficoltà, di costrizioni, obbligati in una quarantena, essere in grado di riconoscere le emozioni che stiamo vivendo, imparando a gestirle, ci allontana dal rischio di depressione, ansia e somatizzazione. Disturbi che potrebbero sfociare per la mancanza di controllo e accettazione degli stati d’animo.

Paura, tristezza, malinconia, frustrazione, si succedono continuamente.

Ci sentiamo tristi perché non possiamo frequentare i familiari, gli amici, perché abbiamo perso qualche nostro caro o nostro conoscente. Dobbiamo imparare ad accettare qualsiasi emozione, anche la tristezza che ha lo scopo di darci rifugio per poter elaborare la nostra perdita e poter quindi ripartire con un altro spirito. Accettandola non corriamo il rischio che si ripresenti in forma maggiore, trasformandosi in disperazione o mancanza di voglia di reagire.

Non possiamo essere sempre di buonumore. Non sarebbe normale. Essere costantemente felici è tipico dell’ottimismo ottuso o come viene definita sindrome di Pollyanna. Tale sindrome consiste nel percepirericordare e comunicare in modo selettivo soltanto gli aspetti positivi delle situazioni, ignorando quelli negativi o problematici. (fonte Wikipedia)

In questi giorni mi capita spesso di avere qualche episodio di tristezza anche se l’emozione che sto affrontando più frequentemente è la frustrazione. L’impossibilità di uscire, se non per brevi tragitti o emergenze, lo svanimento della gran parte dei miei obiettivi sportivi e professionali, l’incertezza del futuro dovuto anche all’incapacità di chi ci dovrebbe governare, non fanno altro che incrementarla.

Saperla accettare e riconoscere mi aiuta a canalizzarla in attività creative, sportive, che mi permettano di scaricare la tensione all’azione tipica della frustrazione. Sfogarla in maniera costruttiva ci evita di trasformarci nei così detti “ cacciatore di untori” affacciati alla finestra pronti a denunciare chiunque evada le regole, o peggio ancora trascorrere il tempo sui social ad attaccare chiunque, solo per il gusto di farlo.

Per spezzare la catena di pensieri che alimentano la tristezza possiamo adottare le seguenti strategie:

  • Assistere alla visione di un film divertente, oppure di qualche evento sportivo entusiasmante.
  • Dedicarci all’attività aerobica che ci permette di attivarci fisicamente, andando a contrastare l’apatia tipica della malinconia. (L’utilizzo di musica coinvolgente agevola il compito).
  • Preparare e degustare cibo gratificante rappresenta un ottimo antidoto agli stadi di tristezza, e sembra essere il più utilizzato in questa quarantena, ma il rischio è quello di non riuscire a controllarsi, mettendo su peso e alla lunga potrebbe peggiorare il nostro stato d’animo e la nostra frustrazione.
  • Prendersi cura di se stessi, vestirsi bene, truccandosi, anche solo per stare in casa o per una video chiamata.
  • Frequentare virtualmente gli amici utilizzando i molteplici canali che ci danno la possibilità di creare vere e proprie riunioni di gruppo.
  • Riformulare i pensieri, o come mi piace chiamarla: fare una ristrutturazione cognitiva, cioè valutare la situazione da un altro punto di vista. Cercare, in maniera anche un pò creativa, di scovare gli aspetti positivi di questa situazione.
  • Confrontarsi con chi ha problemi maggiori, offrendosi per aiutare, per fare volontariato, di cui c’è sempre estrema necessità.

Soprattutto quest’ultima soluzione, ottiene degli effetti insperati. Abbiamo l’occasione di fare bene due volte : la prima a chi lo riceve e la seconda a noi stessi che ci adoperiamo. Perché la depressione è alimentata da pensieri, preoccupazioni rivolte a noi stessi, se distogliamo la mente dai nostri problemi e ci rivolgiamo in maniera empatica agli altri, la nostra tristezza svanisce.

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