Pillole di coaching

Come trasformare i nostri sogni in obiettivi raggiungibili

Come da consuetudine, con l’inizio del nuovo anno, arriva il momento in cui vogliamo rispolverare i nostri sogni, i nostri desideri che, riposti in un vecchio cassetto, non sono mai diventati veri e propri obiettivi.

Ci lasciamo influenzare da quella magia che, ogni nuovo inizio ci concede, e che speriamo ci aiuti ad esaudire le nostre richieste. Secondo Walt Disney: la differenza fra un sogno e un obiettivo è una data.

Ma siamo certi che, per trasformare i nostri buoni propositi in obiettivi efficaci, basti solo indicare una data?

Per quanto mi riguarda, no.

Io per tanti anni, ho atteso con ansia l’inizio del nuovo anno, così carico di magia, e in grado, così credevo, di esaudire tutti i miei desideri.  Seduta alla scrivania, emozionata, sfogliavo con trepidazione le prime pagine, come si fa con un libro.  Poi, penna alla mano, cominciavo a stilare l’elenco dei buoni propositi. Un lungo e svariato elenco di desideri, la gran parte ereditati dagli anni precedenti, ai quali ogni anno si aggiungeva qualcosa di nuovo.

Rimettersi in forma, praticare più sport, mangiare più sano, leggere almeno due libri al mese, apprendere una lingua straniera, iscriversi ad un corso di pittura, alzarsi all’alba per meditare, imparare a cucire, cucinare in maniera creativa, cambiare lavoro e dimenticavo, mantener fede alla lista appena scritta.

Una lista che potrebbe continuare all’infinito e che sono certa, indurrebbe anche Aladino, con tutta la sua lampada, a darsela a gambe levate.

Ogni anno gli stessi propositi, la stessa carica di motivazione ed entusiasmo che, col trascorrere dei giorni, delle settimane, grazie anche agli impegni quotidiani, e alle solite abitudini, scemava fino a scomparire. I sogni riprendevano il loro posto nel cassetto, e io, per non ammettere la sconfitta, reclutavo qualsiasi alibi mi potesse confortare.

Per riuscire nell’intento, cioè trasformare i miei propositi in obiettivi, avrei dovuto cambiare strategia e adottare le seguenti indicazioni.

  • Prima di definire un obiettivo, conviene riflettere su chi vogliamo diventare. Se l’obiettivo è legato alla nostra identità, risulterà più semplice il suo raggiungimento. Perché “non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare” (Seneca)
  • Dobbiamo poi aver chiaro se, raggiungere quel traguardo, soddisfa una nostra esigenza o quella di qualcun altro. Perché se è qualcosa che sta a cuore a noi, faremo di tutto per arrivarci, cosa non certa se invece si tratta di accontentare un’altra persona. Alla prima difficoltà sarà facile gettare la spugna.
  • Concentriamoci su un obiettivo per volta. Per raggiungerlo ci vuole impegno, autodisciplina e forza di volontà, energie che impieghiamo anche nella vita di tutti i giorni e per questo motivo preziose. Dedicarci ad un compito alla volta ci aiuta a mantenerle attive, a non farci prendere dall’ansia e a beneficiare della dopamina che il nostro cervello rilascia, nel momento in cui facciamo goal.
  • Un’altra strategia fondamentale è quella di esprimere gli obiettivi in positivo. Io voglio raggiungere, io voglio essere, io voglio fare. Il nostro inconscio disconosce il “non” e il rischio potrebbe essere di ottenere ciò che non c’interessa.

Una volta che abbiamo chiarito i punti sopra indicati siamo pronti per confezionare degli obiettivi efficaci. Per essere tali devono rispondere all’acronimo SMARTER e cioè:

  • L’obiettivo deve essere Specifico: cioè chiaro e preciso. (Voglio perdere peso)
  • Misurabile: cioè monitorabile, verificabile. (Voglio perdere 2kg)
  • Attuabile: deve essere raggiungibile, tener conto delle nostre capacità, dell’ambiente in cui viviamo. Se è troppo facile da raggiungere può subentrare la noia. Se è sfidante attiverà la nostra concentrazione ma se è troppo difficoltoso può causare frustrazione.
  • Rilevante: stimolante, appassionante. Usiamo la visualizzazione per caricarci di emozioni positive da sfruttare come carburante per la nostra motivazione.
  • Temporale: deve avere una data di scadenza. Se l’obiettivo è a lungo termine lo suddividiamo in tanti piccoli sottobiettivi che ci fungono da lanterne.
  • Ecologico, etico: cioè coerente con i nostri valori, con il nostro perché.
  • Registrato: cioè scritto. Deve essere un vero e proprio contratto con noi stessi.

Dopo esserci premurati che il nostro obiettivo risponda all’acronimo SMARTER, cercheremo di capire di che obiettivo si tratta.

Può essere un obiettivo di RISULTATO, come per esempio: voglio essere il primo, voglio vincere ecce cc. E’ un obiettivo difficilmente controllabile perché non dipende esclusivamente da noi. Ci sono altre variabili in gioco, nel caso di una gara: i concorrenti, il meteo, che influiscono sul risultato.

Oppure un obiettivo di PERFORMANCE quando è legato al miglioramento e dipende completamente da noi e dalle nostre azioni.

Ci sono poi gli obiettivi di PROCESSO che rappresentano le azioni che intendiamo effettuare per raggiunger il nostro risultato. Quanti allenamenti, che tipo, ecc

Dopo aver definito il nostro obiettivo bisogna cominciare ad agire, perché il pensiero non è sufficiente.

Abbiamo bisogno di un piano d’azione e cioè una maps goal. Uno schema dove andremo ad indicare il nostro obiettivo finale, suddiviso in tanti piccoli obiettivi che ci avvicino alla meta, le date e le azioni che intendiamo svolgere, gli alleati su cui potremo contare, gli eventuali ostacoli e le nostre risorse che ci serviranno per superare le difficoltà.

Fatto questo è arrivato il momento di agire, ora! (non il prossimo lunedì).

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