Pillole di coaching

Ripartire motivati e con grinta

L’unica cosa certa di questa ripartenza è che nulla sarà più come prima. Il 9 marzo abbiamo lasciato un mondo e il 18 maggio ne ritroviamo un altro.

Oggi è il fuori tutti che non è il fuori tutto di Poltrone e Sofà, ma è da intendersi come: uscite di casa, ricominciate a vivere, lavorate, producete, riprendetevi la vostra quotidianità. Fosse semplice!

La nostra quotidianità dovrà essere riadattata a questo nuovo scenario. In parole povere: un nuovo cambiamento che richiede del tempo e un dispiego notevole di energie; soprattutto se vogliamo che esso sia costruttivo e propositivo.

Abbiamo affrontato una prima fase: quella dell’emergenza.

Siamo stati travolti da qualcosa d’imprevedibile e inimmaginabile, se non nella trama di qualche film apocalittico: un’epidemia mondiale. Situazione che ci ha immobilizzato nella paura prima e che in seguito ha scatenato le nostre frustrazioni.

Il terrore di ammalarci, le notizie minacciose, la perdita di conoscenti, amici a causa di questa malattia, ci ha fatto tollerare la clausura e la rinuncia di qualsiasi nostra attività.  Siamo stati chiamati a modificare, in tempi brevissimi, le nostre abitudini, i nostri atteggiamenti e comportamenti. Il rischio era troppo elevato: la nostra salute, la nostra vita e quella dei nostri familiari.

Ciò ha agevolato il cambiamento, seppur drastico e repentino.

All’interno delle nostre case ci siamo sentiti protetti, sicuri e abbiamo sperimentato una nuova vita domestica, fatta di hobby, cucina, famiglia, attività fisica. I più fortunati hanno potuto anche lavorare con lo smart working.

Abbiamo riscoperto il gusto dell’essenzialità: essere in salute, dormire, mangiare.

Siamo diventati tutti altruisti, generosi, empatici, c’è stata grande coesione per sconfiggere il virus.

Ma dopo questo primo periodo di scoperta e di adattamento razionale alla nuova situazione, ha iniziato a subentrare la frustrazione, la rabbia. Il non poter uscire liberamente, dover rendere conto dei propri spostamenti, rispettare regole a volte poco ragionevoli, hanno favorito l’instaurarsi di emozioni cosiddette distruttive: paura, ansia e rabbia.

C’è stata poi la fase dell’accettazione emozionale di quanto accaduto: smarrimento e dolore per la perdita delle nostre certezze, per aver visto svanire i nostri obiettivi, di qualunque natura fossero,  che può aver provocato le seguenti due reazioni:

  • rassegnazione e sconforto di fronte ad un evento considerato troppo al di sopra delle nostre possibilità, impossibile da gestire e che ci ha fatto sentire impotenti (sistema attributivo pessimista).
  • Impegno e sfida per essere pronti ad affrontare il futuro che verrà, tutto da scoprire e dalle connotazioni ancora incerte (sistema attributivo ottimista).

Il futuro oggi è diventato il nostro presente: chi si è preparato sarà in grado di reagire prontamente a questa nuova sfida, a differenza di chi si è lasciato prendere dallo sconforto e dovrà recuperare il tempo perduto.

Da questa settimana, infatti, ci confronteremo con tutto quello che avevamo lasciato fuori dal nostro rifugio personale, consapevoli inoltre che la probabilità di contagio è ancora presente. e che non si può abbassare la guardia. Ciò non deve lasciarci cadere in stati d’ansia ma spingere a cercare nuove soluzioni per poter riprendere in mano la nostra vita.

Siamo entrati in una nuova fase, quella della ricostruzione, che richiede di mettere in campo tutte le nostre potenzialità, i nostri strumenti più efficaci: pensiero positivo, creatività ed intelligenza emotiva.

Pensiero positivo perchè ansie, alibi, visioni negative, rimuginare sul passato, agiscono come zavorre e non ci danno la possibilità di ricominciare.

Creatività perchè è arrivato il momento di abbandonare i vecchi schemi di riferimento, le nostre ancore di sicurezza.  Perché se il mondo è cambiato, i nostri schemi non è detto che siano ancora attuabili.

L’Intelligenza Emotiva perchè dobbiamo ristrutturare il nostro modo di pensare, di agire e comportarsi, nel lavoro e nella vita di tutti i giorni.

L’Intelligenza Emotiva c’insegna: a riconoscere lo stato emotivo che ci sta attraversando, a controllare l’impulsi, a utilizzare l’empatia come la capacità di vedere le cose dal punto di vista degli altri, a costruire relazioni efficaci.

Diventare consapevoli degli effetti della paura, magari inconscia, che ci pervade, che diventa contagiosa, ci permette di accettarla, di sconfiggere la tendenza all’immobilismo che le è propria, e di tramutarla in prudenza per osservare al meglio norme d’igiene e di comportamento che la contingenza richiede.

Riuscire a rendersi conto che siamo in preda ad attacchi d’ansia perchè aumenta la nostra agitazione, il nostro respiro si frammenta e il battito comincia ad accelerare, ci da la possibilità di trovare la soluzione per sfogare l’energia repressa, come praticare attività fisica, fare lavori in casa.

Convogliare la rabbia, perchè siamo in grado di riconoscerne i sintomi, in energia e motivazione per raggiungere i nostri obiettivi, e ciò che ci permette il saper padroneggiare la nostra intelligenza emotiva.

Essere consapevoli di ciò che le emozioni provocano in noi: pensieri, atteggiamenti, espressioni del viso, comportamenti, ci fornisce la possibilità di riconoscerle nelle altre persone, favorendo così la costruzione di relazioni efficaci. 

Inoltre in un momento come questo, dove il nostro viso è per la gran parte celato da una mascherina, essere in grado di ascoltare in maniera attiva il nostro interlocutore, riconoscendo le inflessioni del tono di voce, le microespressioni oculari, interpretare il linguaggio del corpo e la posizione assunta nello spazio, ci fornisce uno strumento in più per ovviare a questa barriera comunicativa.

Per affrontare la sfida che il momento ci richiede è necessario metterci: fisico, mente e cuore.

 

“NON SAI MAI QUANTO SEI FORTE FINCHE ESSERE FORTE E’ L’UNICA SCELTA CHE HAI”

Chuck Palhniuk

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