Pensieri di Viaggio

19 ‘tappa di Race Across Limits Around Italy: dal Conero a Bellaria.

Ci si può svegliare emozionatissimi perchè oggi si farà salita? Siiii…

Stamattina non c’è voluta la sveglia per buttarmi giù dal letto. L’idea di dover affrontare il Conero, mi ha entusiasmata talmente tanto che prima delle 5 ero già in piedi.

Dopo aver fatto colazione e salutato i ragazzi del camper che, per regolamento del campeggio, non sarebbero potuti uscire prima delle 8, ho inforcato la mia bici e complice un’alba spettacolare, ho cominciato a seguire la strada verso la riserva naturale del Conero.

Ho attraversato una silenziosa e pressoché disabitata Numana, incrociando solo qualche persona in giro col cane, mentre il resto della popolazione sta ancora dormndo. Mi sono fermata sul lungomare per assistere al levare del sole e mi sono accorta che i tavolini fuori dai bar sono carichi di testimonianze della nottata appena trascorsa: bottiglie, bicchieri e mozziconi. Ecco spiegato il motivo per il quale a quest’ora dormono ancora tutti.

Pensandoci bene, ieri sera, prima di svenire come al solito sul letto, mi sono preoccupata del fatto che la musica assordante, proveniente da fuori, potesse compromettere la mia qualità del sonno. Scoppio a ridere da sola.

Per come sono messa, penso che neanche se ci fosse una festa dentro il camper, rimarrei sveglia. Alle 20.30 già dormo profondamente.

Divertita, saluto questo bellissimo mare, circondato da un manto di sabbia leggera come il talco e mi dirigo verso i colli.

In religioso silenzio, come piace a me, quando si deve fare fatica, alleggerisco il rapporto e in maniera agile, comincio a salire. Nella quiete si sente solo la ruota che scorre e il respiro che via via diventa sempre più rumoroso.

Mi addentro nel verde e le narici dilatate per lo sforzo si riempiono di profumo di bosco e di aria pulita. Intorno solo tanto verde e un asfalto invidiabile: nuovo e scorrevole.

Arrivo in cima, che non è così alta, ma da comunque la possibilità di ammirare un panorama mozzafiato. Il verde che si tuffa nel mare.

Se non fosse per la luce e le condizioni climatiche, potrei immaginare di essere in Irlanda.

Catturata dalla bellezza di questo scenario, mi sono attardata un po’ più del dovuto. E adesso che ci penso anche i dolori alle gambe che avevo sentito, appena partita, si erano improvvisamente dileguati. Certo non ero più così fresca ma la visione di questi luoghi ha disinserito il meccanismo della fatica.

Avevo percorso venti chilometri e adesso cominciava la vera tappa.

Il cartello Ancona mi riconduce alla realtà. Il traffico si materializza improvvisamente e le auto, i pullman, e i clacson diventano i padroni delle strade.

Scendere verso Ancona è un incubo. Mi tocca una discesa ripidissima, una di quelle che in bici, in salita, mi sarei rifiutata di fare. Sicuramente oltre il 24%, tanto da farmi pensare di essere su una pista di salto con gli sci.

M’irrigidisco sulla bici, pregando che finisca in fretta, e se non fosse per il traffico, avrei anche chiuso gli occhi per la paura.

Velocissima mi porta in città, nella zona portuale: aiuto!

Costeggio la ferrovia e mi dirigo verso nord fino a quando, dall’altro lato della strada incrocio Andrea. Anche oggi è venuto in mio soccorso. E’partito presto da Senigallia per potermi recuperare e accompagnare a Bellaria.

Mi si mette subito davanti guidandomi e trainandomi per i chilometri a venire, lungo la, oramai, consueta statale.

Verso Senigallia gli chiedo di seguire un pò il mare o quanto meno di fermarci per un caffè. Ho così la possibilità di sentire anche i ragazzi del camper, che sono oramai prossimi a prenderci. Hanno evitato il Conero e preso la statale per non rimanere troppo indietro rispetto a me.

Ci rimettiamo sulla strada principale e dopo qualche chilometro c’incontriamo con il camper. Abbiamo così modo di aggiornarci relativamente la strada da seguire e i tempi di percorrenza.

Peccato che all’altezza di Riccione, Andrea fori una gomma obbligandoci ad una sosta. Mentre il camper si ferma per fornire assistenza io decido di proseguire per andare a trovare Emiliano, al quale, a giugno, avevo promesso di portare una maglia bike di Race Across Limits.

Entro nel suo albergo e le ragazze della reception, riconoscendomi, lo chiamano per fargli una sorpresa. Ci abbracciamo, siamo entrambi molto contenti di vederci. Lui perché ho mantenuto la promessa, e sono tornata a trovarlo e io perché sono riuscita a mantener fede al programma di viaggio e sto rientrando.

Mancano davvero pochi giorni al mio arrivo a casa e vedere Emiliano vuol dire essere vicina alla destinazione.

Bevo una bevanda fresca e riparto verso Bellaria. Ho ancora parecchia strada da fare e il sole è alto in cielo e il caldo è molto forte.

Le spiagge sono piene di gente e le strade pure. Scappo dalle vie cittadine per tornare sulla statale che a quest’ora è facilmente percorribile.

Incrocio giusto un paio di ciclisti, che come me, sfidano il caldo torrido pedalando e mentre cerco di capire quanti chilometri mancano all’arrivo, mi chiama Andrea, per sapere a che punto sono. Lui è già lì. Ha già mangiato e prima di rientrare verso casa vuole salutarmi.

Io oramai disidratata, affamata, con le braccia ustionate dal sole, non appena vedo una gelateria aperta, mi fermo. Vinco la voglia di sdraiarmi al suo interno, e scelgo un grande gelato per riprendermi.

Sapevo che in questi giorni l’anticiclone sarebbe comparso e avrebbe incrementato notevolmente le temperature, ma speravo che non fosse così opprimente. E’ talmente caldo che è più il gelato che mi cola in ogni dove rispetto quello che riesco a mangiare.

Mando la posizione ad Andrea e poco dopo mi fa compagnia, sulla panchina, con un enorme cono.

Ci salutiamo così.

Lui riprenderà la strada verso Senigallia e io verso San Mauro dove si trova il nostro campeggio.

E anche per oggi la tappa è conclusa  con 150km e circa 700mt di dislivello.

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