Pensieri di Viaggio
8’tappa di Race Across Limits Around Italy: dalla Toscana al Lazio attraverso il Grossetano.
Il sole non si è ancora levato quando, pedalando, mi lascio alle spalle Follonica.
Una località balneare così rinomata ma che mi ha lasciata del tutto indifferente. Anzi, se devo dirla tutta, mi ha anche infastidito scoprire di non poter fare il bagno se non varcando il cancello di una spiaggia privata. E’ tutto recintato e non esistono spazi liberi dove potersi sdraiare tranne la spiaggia riservata ai cani, che di spiaggia ha ben poco.
L’ho scoperto ieri pomeriggio, quando dopo aver camminato per svariati chilometri, sotto un sole accecante e un caldo infernale, con la speranza di distendermi sulla sabbia morbida e rinfrescarmi in mare, ho scoperto che c’erano ben poche possibilità di farlo. O quantomeno avrei dovuto camminare ancora per raggiungere la piazzola per cani. Così più stanca di prima, sono ritornata in campeggio e mi sono distesa sul letto condiviso con le zanzare.
Stamattina, invece, il pensiero che mi turba è che devo attraversare Grosseto, che come tutte le città sarà congestionata dal traffico, obbligandomi ad un maggior controllo.
Decido così di anticipare la partenza, ma non appena arrivo a Castiglione di Pescaia il mio margine si riduce drasticamente.
Un’alba da lasciare senza fiato. Dai colori quasi surreali, la roccia tendente al lilla, il viola nelle zone in ombra e tutte le sfumature di rosa che investono il mare e il cielo.
E’ d’obbligo fermarsi ad ammirare.
Solo il lento avanzare della bici ti permette di assistere a spettacoli così suggestivi e nelle ore più fresche poi, riesci anche ad annusare aromi e profumi che diversamente potresti fare.
Una vera e propria magia!
Sorrido grata a questa opportunità, inconsapevole di attrarre l’attenzione di alcuni automobilisti, che incuriositi, si affacciano per guardare cosa stia attirando il mio interesse.
A malincuore, lascio la costa per addentrarmi a Grosseto dove la mia intuizione si trasforma in realtà. Il traffico è consistente e bisogna districarsi fra auto e pullman.
Ad un grande incrocio il computer della bici sembra andare in tilt. Troppe le strade e nessun cartello che mi indichi la direzione corretta. Così dopo aver girato a vuoto per parecchio tempo, afflitta, mi fermo per chiedere informazioni.
Riesco così ad uscire, finalmente, dalla città e addentrarmi fra le colline dove il tempo sembra essersi fermato a fine ottocento.
Mi ritrovo, improvvisamente, catapultata in un quadro di Giovanni Fattori: colline dorate costellate da balle di fieno che sembrano piccoli tesori appoggiati su vaste riserve auree, filari di cipressi che ne disegnano i contorni e un cielo così turchese da sembrare finto.
Il percorso è molto variegato; pedalo su e giù dalle colline, seguendo morbide curve, e saltuariamente incrocio qualche ciclista, perlopiù straniero, che pedala in senso opposto al mio.
Ingannare la fatica con il bello è molto più semplice, ma non oggi. Oggi qualcosa non gira.
Il camper mi supera e Francesca si rende conto che c’è qualcosa che non va: l’espressione è palesemente stanca e l’andatura è quella di chi fa fatica a spingere.
Cerco di riprendermi con una bevanda fresca ma ho bisogno di caffè. In tutti questi chilometri, adesso che ci penso, non ho attraversato nessun borgo, e non ho visto nessun bar.
Ho visto tenute fantastiche, resort di lusso, cascine ristrutturate arroccate sulle colline, ma nessun paese. Ecco che si spiega la mancanza di auto, di traffico.
C’è una pace incredibile.
Sono ancora distante da Tarquinia e così, nonostante la spossatezza, riprendo il mio incedere lento alla ricerca di un bar dove potermi fermare.
Vista l’andatura decido di chiamare Davide, potrò così farmi accompagnare per qualche chilometro. Non mi risponde subito. E’ in ufficio e non avrà il telefono sotto gli occhi.
Mi richiama quasi immediatamente e la sua voce squillante mi riempie subito di gioia, un toccasana per la mia vitalità pari a zero.
Gli racconto che sono in mezzo al nulla, che ho già percorso 100km senza scambiare una parola con anima viva, e che sono esausta.
Lui col suo tono sorridente (perché è come se lo avessi davanti ai miei occhi) mi risponde che sto andando alla grande, che tutti stanno facendo il tifo per me e che non devo dubitare della mia preparazione. Il viaggio l’ho voluto, studiato e preparato. E poi, mi dice lui, ricorda perché lo stai facendo.
Eh già, raccogliere fondi per COME collaboration Onlus, per dare possibilità a più bambini disabili di poter essere trattati gratuitamente, per alleviare le loro sofferenze fisiche ma soprattutto quelle morali dei genitori che li accudiscono.
Basta questo a farmi riprendere il ritmo. Pensare di poter dare un piccolo contributo a questo grande progetto mi spinge a continuare anche quando il fisico mi dice basta.
A Capalbio troviamo finalmente un bar. L’unico sulla strada e gremito di gente che chissà da dove arriva, visto che non ho incrociato alcun paese. Siamo a Saturnia, vicino alle terme, sento dire da una coppia che sorseggia il caffè. Ecco spiegata la quantità di persone in questa piazza.
Il caffè si trasforma in una bibita ghiacciata, bevuta tutta d’un fiato, davanti ad una sbigottita Francesca che non riesce neanche a terminare la frase: “attenta ad una congestione”.
Rigenerata dalla dose di caffeina, frizzante, si riparte per i rimanenti chilometri.
Siamo nel Lazio, lascio l’entroterra per dirigermi nuovamente verso la costa.
Arriverò al Lido di Tarquinia dopo 153km e 1054 mt di dislivello.
Di nuovo sul mare, questa volta laziale.