Pensieri di Viaggio

7 luglio 2019: dal lago di Viverone a Bardonecchia

2' tappa: il giorno delle sorprese

La  prima notte in camper è trascorsa in maniera tranquilla. La stanchezza ha prevalso sul ronzio delle zanzare e sono riuscita comunque a dormire qualche ora. Alle 5.30 è suonata la sveglia. Scesa dalla scaletta del letto che, a questo giro, condivido con Francesca mi sono catapultata fuori alla ricerca del bagno.

E’ ancora buio e i lampioni accesi mi conducono in questo primo pellegrinaggio.

Ecco l’unico aspetto negativo del cambiare campeggio tutti i giorni è proprio questo: si perde l’orientamento nei confronti dei servizi.    Al mattino, ancora assonnati, bisogna fare orienteering e spesso e volentieri, una volta trovati i bagni, si deve tornare in camper perché si è dimenticato la carta igienica o il sapone.

Bevuto il primo caffè è tutto più semplice e io sono già pronta mentre gli altri cominciano a prendere coscienza di dove si trovano e soprattutto perché.

lago di Viverone all’alba

Ma loro hanno ancora un paio d’ore per riprendersi.

Il camper, per regolamento, uscirà più tardi dal campeggio e ci raggiungerà lungo il percorso. E’ Luca che si sta facendo aspettare. Chi è Luca? Un amico di Francesca, che ho conosciuto il giorno della partenza in bici di maggio, ed è un pazzo scatenato che gareggia in ultra skyrace, non disdegnando qualsiasi altra follia sportiva, così da decidere, all’ultimo momento, di accompagnarmi per i primi giorni di quest’avventura.

Benedetta ci sta aspettando fuori e noi in ritardo la raggiungiamo alle 6.45.

E’ domenica e le strade a quest’ora sono ancora tutte per noi, così pedalare diventa molto più piacevole e io posso trascorrere del tempo in silenzio, come piace a me.

Ritengo che pedalare sia un po’ come meditare. Concentrarsi sul gesto, sulla traccia da seguire, sulle sensazioni fisiche percepite in quei momenti, mi permette di distogliere la mente dai pensieri, dandomi così la possibilità di centrarmi sul “qui e ora” che non è così scontato.

La prima parte del percorso si snoda lungo un piacevole collinare immerso nel verde che via via dirada in corrispondenza di Torino. Qui il traffico è davvero insistente. Nonostante l’autostrada viaggi parallela alla statale, tutti sembrano preferire quest’ultima costringendoci a viaggiare, in fila indiana, sul ciglio della strada, schivati da auto e moto che alla ricerca di un po’ di frescura, si dirigono verso le montagne.

In lontananza sulla sinistra, scorgo, arroccata su una cima la Sacra di San Michele. Un luogo che m’intriga e di cui avevo già letto la storia che tra l’altro sembra abbia ispirato Umberto Eco nel Nome della Rosa. Mi sarebbe piaciuto  poterla visitare ma a parte non averne il tempo, vorrei riservarla per un viaggio futuro compiendo il pellegrinaggio per intero, dedicato all’arcangelo Michele che da Mont Saint Michel, passando per la Sacra, arriva  a Monte San Michele in Puglia.

In ritardo sulla tabella di marcia, infastidita dal caldo esagerato ma soprattutto dal traffico inaspettato il mio umore comincia a peggiorare. Mettici poi la fame e la consapevolezza di essere ancora distanti dall’arrivo e divento immediatamente taciturna.

Contrariata mi accorgo a malapena che l’auto che ci ha appena superati è quella di Davide. Conoscendomi ha volutamente evitato di suonare il clacson, ma è proprio lui. Ha voluto farmi una sorpresa e raggiungermi in Piemonte per potermi accompagnare a Bardonecchia.

Si ferma subito dopo, ad un distributore, per attenderci e salutarci.

Il traffico sostenuto non gli permette di starci vicino così decide di precederci e aspettarci ogni qual volta possa farlo.

Dobbiamo contare sulle nostre sole forze perché neanche il camper si è ancora visto.

E’ solo all’arrivo a Susa che nella piazzetta gremita di gente troviamo Francesca. Hanno tardato perché si sono fermati a fare la spesa così da poterci portare qualcosa da mangiare lungo il tragitto.

Io approfitto della sosta per avvisare Martina e la sua risposta mi lascia al quanto perplessa.

Coraggio mi dice, l’ultimo sforzo ed è fatta. L’ultimo sforzo????

Sono le 13.30 circa, abbiamo percorso 125km, ok per la gran parte pianura, ma detta cos,ì comincio a preoccuparmi e faccio bene…..Perché appena voltato l’angolo, fuori dal centro storico, davanti a noi, imponente, si staglia la montagna. Quella su cui dobbiamo salire, quella che ci separa da Martina.

Io e Benedetta ci guardiamo un po’ intimorite ed entrambe speriamo che le salite siano solo dei morbidi pendiì e non assolati, trafficati, giochi di qualche sadico urbanista che non è mai sceso sotto pendenze a doppia cifra.

Non credo ai miei occhi, alle mie gambe. Il dislivello è elevato e le salite sono veramente impegnative. Sarà per questo motivo o per l’ora tarda che non troviamo alcun ciclista col quale poterci accompagnare. Siamo solo noi tre, sbuffanti e ansimanti ad ogni tornante.

Troviamo un bar e decidiamo di fare una sosta così do un occhio anche ai copertoni. Sicuramente sono sgonfi. E’ impossibile che faccia così tanta fatica, ma no…. la pressione è perfetta. I chilometri sembrano non passare mai su quei tornanti. Siamo accaldati, affamati.

Benedetta è in crisi e Luca cerca di distrarla parlandole, ma con lei non funziona. L’avevo scoperto a maggio quando a 18 km da Margherita di Savoia, Fabio aveva utilizzato la stessa tattica senza alcun risultato.

Direi tutto perfetto!!

Abbiamo ancora oltre venti km da percorrere e a questo ritmo c’impiegheremo almeno due ore. Chiamo Davide in cerca di un po’ di conforto e lui mi risponde che superata questa salita le pendenze, poi, si affievoliscono.  Loro sono già tutti in campeggio.

Ci rimettiamo in sella, mesti e taciturni per cercare di preservare il più a lungo possibile le scarse energie rimaste.

E ‘solo la seconda tappa e comincio a pormi qualche dubbio sulla mia preparazione atletica e sulla stesura dei percorsi.

Non pensavo fosse così arduo arrivare su in cima. Stupidamente quando ho stilato la traccia non mi sono documentata sulle pendenze, anche se non c’erano altre alternative alla strada affrontata.

30km di salita continua. E’ solo quando leggo i cartelli per Oulx e riconosco le strade percorse con Martina l’anno prima che mi riprendo un po’.  Ci siamo quasi, mi dico. Ormai il peggio è andato.

Esausti, all’ingresso di Bardonecchia, veniamo accolti da una raggiante e sorridente Martina.

Ci abbracciamo strette nonostante il suo bel pancione. E’ splendida e vederla è un’iniezione di entusiasmo per tutti. Si offre per guidarci al campeggio che ahimè scopriamo dista ancora sei km. 6km di salita che ci portano fino quasi al confine con la Francia.

Alle 15.30 dopo 7h20 di pedalata, 163km e 1950mt di dislivello raggiungeremo il nostro camper a Melezet.

Una giornata intensa dove il grande desiderio di riabbracciare Martina che l’anno scorso mi ha accompagnata fino a Santiago de Compostela, il primo viaggio di Race Across Limits, condividendo fatiche e risate, è stato determinante per la buona riuscita della giornata.

Quest’anno mi seguirà col cuore perchè in attesa del suo primo bimbo.

Avremo altre occasioni per condividere un viaggio di cui la dimensione fisica è solo l’aspetto più marginale di tutta l’esperienza.

 

 

 

 

2' tappa: il giorno delle sorprese

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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